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La Grande Guerra dei Dazi: Come Trump sta sconvolgendo l'economia globale (e perché tutti ne pagheranno il prezzo)


In quello che è stato pomposamente battezzato ""liberation day"", Donald Trump ha scatenato un terremoto economico globale annunciando i dazi più alti degli ultimi 115 anni. Una mossa che ha fatto crollare Wall Street, affondare il dollaro e mandato in fibrillazione mercati e governi di tutto il mondo. La premessa? Una metodologia di calcolo che la maggioranza degli economisti considera priva di fondamento scientifico. Ma le conseguenze, quelle sì, saranno molto reali.

Anatomia di uno shock economico: i nuovi dazi spiegati

Il pacchetto tariffario di Trump è strutturato in due componenti: una tariffa base del 10% su quasi tutte le importazioni USA (ad eccezione di Canada e Messico) in vigore dal 5 aprile, e dazi aggiuntivi ""reciproci"" fino al 50% su decine di paesi a partire dal 9 aprile. La Cina sarà colpita particolarmente duramente, con un'addizionale del 34% che, sommata al 20% già imposto nei mesi scorsi, porterà i dazi sui prodotti cinesi al 54%. L'Unione Europea dovrà affrontare un dazio aggiuntivo del 20%.

Ciò che rende particolarmente controversa questa politica è la metodologia utilizzata per calcolare i cosiddetti dazi ""reciproci"". Trump sostiene che questi rappresentino le tariffe che gli altri paesi impongono agli USA, ma in realtà il calcolo è basato sul deficit commerciale americano diviso per le importazioni totali dagli stessi paesi. Una formula che trasforma un fenomeno economico complesso (il deficit commerciale) in un presunto ""dazio invisibile"" imposto agli Stati Uniti.

Come ha osservato l'economista dell'Università di Yale, Paul Krugman, ""è come calcolare la temperatura in gradi Celsius dividendo il numero di automobili per il numero di abitanti e chiamarlo 'temperatura implicita'"". Questa metodologia non ha precedenti nella teoria economica e sembra servire principalmente

come giustificazione retorica per una politica protezionistica.




Panico sui mercati: da Wall Street all'economia reale

La reazione dei mercati è stata immediata e brutale. Il giorno dell'annuncio, l'S&P 500 ha perso il 4,8% e il Nasdaq il 6%, registrando la peggiore performance dal crollo dovuto alla pandemia nel 2020. Il dollaro è crollato dell'1,6% contro un paniere di valute, la maggiore perdita giornaliera dal 2022.




"Il crollo è una perdita di fiducia negli asset denominati in dollari in generale"", ha dichiarato Francesco Pesole, stratega valutario di ING. ""È un voto di sfiducia sui primi 100 giorni di Trump."

I titoli bancari americani hanno subito un tracollo del 9,9%, il peggiore dal marzo 2023, mentre Apple ha visto evaporare oltre 250 miliardi di dollari di capitalizzazione con un calo del 9,3%. Il petrolio Brent è sceso del 6,7%.

Quando Trump ha dichiarato che "i mercati esploderanno", probabilmente non intendeva in questo modo. Eppure continua a sostenere che "il paeseprospererà" nonostante le evidenze contrarie.




L'indice di fiducia della cui la fiducia dei consumatori è già ai minimi storici.

Conference Board è sceso a 92,9 a marzo, il livello più basso dal gennaio 2021. I paralleli con lo Smoot Hawley Tariff Act del 1930 sono inevitabili. Quella legge,

che innalzò i dazi su oltre 20.000 prodotti importati durante la Grande

Depressione, è considerata da molti storici economici come un fattore che aggravò e prolungò la crisi, riducendo il commercio globale di circa il 66% nei quattro anni successivi.

Il malcontento pubblico è palpabile: il 63% degli americani ha una visione negativa della politica economica del governo, il dato più alto da quando sono iniziate le rilevazioni circa 50 anni fa. Sorprendentemente, persino un terzo dei repubblicani disapprova le azioni economiche di Trump.







È come essere schiacciati tra l'incudine delle barriere americane e il martello della sovrapproduzione asiatica. Come ha dichiarato un alto funzionario della Commissione Europea: ""Dovremo prendere misure di salvaguardia per più delle nostre industrie. Siamo molto preoccupati che questo sarà un altro "punto di tensione con la Cina".

Le reazioni dei leader europei sono state contrastanti. Mentre Macron ha invitato le aziende europee a sospendere gli investimenti negli USA, il premier britannico Keir Starmer ha dichiarato che raddoppierà gli sforzi per ottenere un accordo commerciale con gli Stati Uniti.

Per la Germania, la locomotiva economica dell'Europa già in stagnazione, l'Istituto Ifo prevede che i dazi potrebbero danneggiare massicciamente l'economia e portarla a contrarsi quest'anno. Clemens Fuest, presidente dell'Istituto, ha sottolineato che la Cina cercherà di vendere di più in altri mercati, mettendo ulteriore pressione sulle aziende tedesche.

Il grande riorientamento: catene di approvvigionamento in mutamento

Il panico globale ha già iniziato a modificare i flussi commerciali. Il costo medio del trasporto aereo dalla Cina agli USA è aumentato del 37% nelle ultime settimane di marzo, raggiungendo 4,14 dollari per kg, mentre le aziende cercano disperatamente di far entrare i loro prodotti negli Stati Uniti prima dell'entrata in vigore dei dazi.

Un ulteriore elemento destabilizzante sarà l'eliminazione dell'esenzione de minimis per i pacchi sotto gli 800 dollari, che ha finora aiutato la crescita di retailer online cinesi come Shein e Temu. In 30 anni di lavoro nel settore del trasporto aereo, non ricordo alcuna altra decisione di politica commerciale unilaterale con il potenziale di avere un impatto così profondo sul mercato, ha dichiarato Niall van de Wouw, chief air freight officer di Xeneta.

Le statistiche dell'OCSE mostrano che la capacità produttiva in eccesso dell'acciaio a livello globale dovrebbe crescere dai 602 milioni di tonnellate nel 2024 a 721 milioni di tonnellate entro il 2027 – più di cinque volte la produzione dell'UE. Una parte significativa di questa sovraccapacità cinese cercherà nuovi sbocchi, in particolare in Europa.


Un nuovo paradigma di incertezza globale

La Grande Guerra dei Dazi di Trump sembra destinata a ridisegnare il panorama commerciale globale. La questione cruciale è se si tratti di una tattica negoziale – un'apertura estrema per ottenere concessioni – o di un cambiamento strutturale nel sistema commerciale internazionale.

Indipendentemente dalle intenzioni, l'incertezza è diventata il nuovo paradigma economico globale. Gli indicatori di incertezza della politica economica hanno raggiunto massimi storici sia negli USA che a livello mondiale nelle ultime settimane, paralizzando decisioni di investimento e consumi.

L'ironia finale è che una politica presentata come "America First" rischia di danneggiare proprio gli americani che dovrebbe proteggere. Come ha sottolineato Paul Donovan, economista di UBS: "Se non ci sarà marcia indietro, i mercati sconteranno una recessione USA. Se ci sarà una ritirata, i mercati presumeranno che la crescita USA si indebolirà comunque".

In questa nuova era di protezionismo aggressivo, l'unica certezza è che tutti – dagli Stati Uniti all'Europa, dalla Cina fino ai consumatori di ogni paese – pagheranno un prezzo. E potrebbe essere molto più alto di qualsiasi dazio.

 
 
 

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